Come ha detto una mia professoressa la settimana scorsa: “Non dovrebbe esistere un giorno della memoria, perché la memoria è con noi sempre e non può essere relegata ad un singolo giorno ogni anno”.
E io la penso allo stesso modo: se esiste un giorno della memoria è perché dimentichiamo ciò che è stato e, dimenticando, non ci prepariamo al fatto che potrebbe tornare.
La Shoah è avvenuta davvero e dovremmo ricordarcene ogni giorno della nostra vita, perché siamo fortunati ad essere qui e la nostra memoria è ciò che ci salverà dall’evitare che una tragedia di questa portata avvenga di nuovo.
Oggi escono due libri YA scritti e auto-pubblicati da due sorelle che hanno come tema l’Olocausto e io sono felicissima di ospitarle in questo giorno sul mio blog.
Pagine: 300
Prezzo: 1.99 (ebook)
Data di pubblicazione: 27 gennaio 2014.
Canale di distribuzione: Lulu
Sito utile: http://rebeccadomino.blogspot.it
Trama:
Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c’è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri.
Nella Germania nazista, giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo a quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente.
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l’unione fra le due ragazzine, in un Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell’Olocausto, la voce degli “eroi silenziosi”, uomini, donne e giovani che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.Breve biografia dell’autrice:
Sono nata nel 1984, e da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo aver messo da parte questa mia grande passione per molti anni, sono tornata a scrivere e adesso è ciò che mi piace di più fare. Sono anche un’appassionata viaggiatrice e lettrice. “La mia amica ebrea” è il mio primo romanzo.
Estratto da “La mia amica ebrea”
Io mi sento superiore a… be’, a chiunque, lo sanno tutti che la razza ariana è la migliore al mondo. Allora, se siamo migliori degli altri, perché non mettiamo la parola fine alla guerra, che sta facendo soffrire così tanta gente? E poi… guardo Rina, che sta giocherellando con la mia sciarpa come se fosse d’oro. Mi chiedo cosa pensa davvero. Cosa prova. Posso solo immaginare il dolore che alberga nel suo cuore al pensiero del padre, la paura di venire portata via, di perdere un altro dei suoi cari, come sia costretta a rimanere chiusa in soffitta anche durante i bombardamenti, sperando solo nella fortuna, senza neanche provare a salvarsi.
Una marionetta la cui sopravvivenza dipende dal caso.
Lei tiene alla vita, questo l’ho capito dalle sue lettere, eppure non può fare niente per rimanervi attaccata il più a lungo possibile, o per viverla.
Ed ecco che la domanda sovrasta ogni altro pensiero: e se mio padre avesse ragione?
Un brivido di terrore mi percorre la schiena: vorrebbe dire che Hitler ha torto.
Pagine: 496
Prezzo: 1.99 (ebook)
Data di pubblicazione: 27 gennaio 2014.
Canale di distribuzione: Lulu
Sito utile: http://sofiadominolibri.blogspot.it
Trama:
Lia ha tredici anni. È una ragazzina italiana piena di sogni e di allegria, con l’unica colpa di essere ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale. Dallo scoppio delle leggi razziali la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Da quel mondo di cui vuole fare disperatamente parte. Passano gli anni, conditi da giornate piene di vicende, di primi amori, di paure e di speranze, come quella più grande, la speranza che presto la guerra finirà. Ma nessuno ha preparato Lia alla rabbia dei nazisti. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo.
Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. Quella determinazione che brillerà nei suoi occhi quando il freddo sarà troppo pungente, quando la fame sarà lancinante, quando la morte sarà troppo vicina e quando sarà deportata in altri campi di concentramento.
Quella determinazione che le farà amare la vita, e che le ricorderà che anche le ragazzine ebree hanno il diritto di sognare. Perché non esistano mai più le casacche a righe, perché nessuno sia più costretto a vivere in base a un numero tatuato su un braccio o in base a una stella cucita sulla veste.
Perché dal cielo non cadano più le stelle.Breve biografia dell’autrice:
Sono nata nel 1987 e sin da quando ero piccola mi piaceva scrivere temi e racconti. Adesso la scrittura è la mia passione principale. Oltre a scrivere adoro leggere e sognare. Inoltre, viaggio non appena posso. “Quando dal cielo cadevano le stelle” è il mio primo romanzo.
Estratto da “Quando dal cielo cadevano le stelle”
Improvvisamente i tedeschi aprirono il fuoco poco distante da casa Urovitz, e Chalom si tappò le orecchie, terrorizzato.
Gli spari si susseguirono violentemente, poi si sentirono altri colpi.
I tedeschi stavano buttando giù le porte delle varie abitazioni del ghetto ebraico.
Lia sentì la paura toglierle il respiro e le lacrime le appannarono la vista. Sarebbe finito tutto così? I nazisti sarebbero entrati e… e poi? Che cosa sarebbe successo dopo?
– Dobbiamo andare via – mugolò Giuditta, in panico.
– Fuori ci sono i tedeschi! – puntualizzò Beniamino, rabbiosamente.
Altri spari e poi le grida di una donna;
– No, no, per favore, lasciate andare i miei bambini! –
– Schnell! –
Lia si ritrovò a guardare ovunque, in panico.
Non riusciva ad ascoltare tutte quelle grida disperate. Non riusciva a capire le intenzioni dei tedeschi…
Incontrò gli occhi di Hadas e lui la guardò con profondità:
– Non guardarmi così – lo supplicò lei.
– Così come? –
– Come se fosse l’ultima volta –.