Non so bene come iniziare stavolta. Potrei scrivere che il #PPDivRA è finito, ma in realtà credo che l’esperienza (anche con la lettura dei prossimi libri) continuerà in qualche modo. Forse sarebbe giusto iniziare piuttosto dai ringraziamenti, perché ci sono davvero tantissime persone da ringraziare per questa esperienza e in particolare una persona, che ha fatto in modo che tutto questo avvenisse. Quando ne avevamo parlato per scherzo un bel po’ di mesi fa, avevamo rimandato tutto al futuro, non ben coscienti di ciò che ci aspettava in questo mese tra traslochi, esami e lezioni. Abbiamo “organizzato” tutto neanche una settimana prima del Read Along: ci mandavamo scalette, possibili date, iniziavamo a parlare di ciò che avremmo fatto. Amiamo entrambe Divergent e i distopici e volevamo davvero catturare l’anima di questo romanzo (e potenzialmente dell’intera serie). Secondo me, alla fine, ci siamo riuscite in pieno e se abbiamo trasmesso anche solo una piccola parte della nostra passione a tutti voi, possiamo andarne fiere. Quindi diciamo che è ovvio che il mio primo grandissimo ringraziamento va ad Anncleire di Please Another Book, che ha reso tutto questo possibile (credetemi, da me non sarei riuscita a fare niente, non ne sono in grado) grazie ad un’organizzazione spettacolare, che ha saputo mettere in piedi dopo mesi di Read Along. Grazie, grazie, cara, per avermi voluta a bordo di questo “esperimento”, d’altronde gli approfondimenti sono stati davvero una novità per entrambe! 😀
*manda amore verso Anncleire*
Vedo di ricompormi per tornare a ringraziare tutte le ragazze che hanno partecipato al #PPDivRA: l’esperienza collettiva è alla base di qualsiasi Read Along ed è anche il centro da cui partivamo anche numerose delle riflessioni e degli argomenti che ho trattato. Grazie a tutte di cuore per i commenti, le risate, il fan club non ufficiale di Theo James (/Four) che abbiamo quasi aperto e tutte le speculazioni post-lettura.
Siete (e siamo) fantastiche!
So che molte di voi hanno iniziato (e già finito in alcuni casi) il secondo libro, ma sappiate che, se volete, potete continuare ad utilizzare l’hashtag #PPDivRA per prolungare questa nostra lettura collettiva. Non ci sarà un RA “ufficiale”, ma perché non continuare a discuterne tutte insieme? 😉
E prima di finire alla fase “vi voglio bene” e “tra poco piango come una fontana”, passo a riepilogare i precedenti approfondimenti:
– Approfondimento #1: Divergent + Abneganti & Pacifici
– Approfondimento #2: Candidi & Eruditi
– Approfondimento #3: Intrepidi & Tris/Four
In questo ultimo approfondimento vi parlerò di tematiche legate a Divergent, degli altri libri della saga (in particolare delle short stories su Four) e del “tanto discusso” film.
“Le fazioni degli Abneganti e degli Intrepidi si sono sciolte, i loro membri si sono dispersi. Siamo come gli Esclusi, ora. Non so come sarà la vita, senza una fazione; mi sento senza vincoli, come una foglia separata dall’albero che le dava sostentamento. Siamo creature della perdita, ci siamo lasciati tutto alle spalle. Io non ho una casa, non ho progetti, non ho certezze. Non sono più Tris l’altruista, né Tris la coraggiosa.
Immagino di dover diventare qualcos’altro, adesso.
Qualcosa di più.”
In alcune interviste fatte all’autrice, ho letto che Divergent non nasceva necessariamente come parte di una trilogia. E in effetti, rileggendo il finale, si sente come, sebbene sia aperto a nuove possibilità, possa in qualche modo essere considerato anche un punto d’arrivo, una conclusione. Probabilmente se fosse rimasto un romanzo stand-alone, non sarebbe stata una degna conclusione, ci saremmo aspettati piuttosto un ulteriore epilogo, ma di certo con Divergent si chiude un “ciclo” narrativo, da lì in poi tutto sarà più complesso e difficile per i nostri protagonisti.
Alla domanda, “Quale è il messaggio che vuoi trasmettere con questo libro?”, Veronica Roth ha risposto così: “Cerco di evitare predicazioni di qualsiasi tipo, e non è solo perché gli adolescenti possono fiutare un messaggio da un miglio di distanza; è perché voglio dare alla gente uno spazio per pensare e respirare mentre leggono il mio libro. Non voglio soffocare nessuno. Detto questo, credo che ogni libro dica qualcosa di diverso da ciò che si trova sulle sue pagine, che sia perché si pensa un qualcosa o no, mentre si scrive. Quindi sì, ci sono alcune cose che penso il mio libro dica, perché l’ho interpretato come lettrice, proprio come vorrei. Ma io preferirei di gran lunga che lasci con domande piuttosto che risposte. Domande sulla virtù, su cosa è davvero, se ti rende degno di qualcosa, e se essere “buono” è la cosa più importante, e se non lo è, cosa davvero è importante? Oppure: è la coerenza del tuo personaggio la cosa migliore che hai da offrire al mondo? Puoi essere “definito”, dovresti persino provare (a farlo)? O anche: che cosa si deve cercare in un amico o un/una fidanzato/fidanzata? So che i libri sono una grande fuga, e il mio libro, con tutta la sua azione, potrebbe non offrire un buon numero di momenti di tranquillità per riflettere. Ma i miei libri preferiti mi hanno fatto pensare tanto quanto mi hanno intrattenuto, e questa è la mia speranza per Divergent.“
Ho già parlato di come è nata l’idea del libro, ma, come tutti sappiamo, i romanzi non nascono dal nulla e molto spesso passano un lungo (se non lunghissimo) procedimento di editing, che cambia decisamente le “carte in tavola”.
Veronica ne ha parlato anche nel suo blog, comunque ripercorriamo insieme a lei il “lungo viaggio” di Divergent. La prima stesura era lunga all’incirca 56,000 parole (in termini libreschi 200 pagine da 300 parole a pagina). Iniziava anch’essa con il test attitudinale di Tris, che riceveva un risultato inconcludente. Tris sceglieva gli Intrepidi, mentre Caleb gli Abneganti. Vi era poi un capitolo che riassumeva il training degli Intrepidi. Il libro era simile a quello che oggi noi leggiamo (con la grande eccezione di Caleb), ma più piccolo. Non esistevano ancora le scene sulla prima fase di allenamento degli Intrepidi, quella sulla ruota panoramica, il Visiting Day, la visita a Caleb nei quartieri Eruditi e la zipline scene. Ma non esistevano neanche personaggi come Uriah, Lynn e Marlene. Insomma un manoscritto molto simile al risultato finale, ma non ancora lavorato adeguatamente (anche se era davvero ben scritto).
Dalla prima si passa alla seconda versione attraverso numerose revisioni, che è decisamente più lunga (300 pagine). L’aiuto della sua attuale agente è decisivo e così Veronica ricostruisce il personaggio di Caleb, anche per parlare di più degli Eruditi, facendogli quindi prendere la decisione di scegliere questa fazione. Questo ha effetti sulla trama generale: entra più nelle atmosfere familiari dei Prior e aggiunge il Visiting day, come numerose altre parti che costituiscono il world-building del romanzo. Parla anche maggiormente dell’iniziazione degli Intrepidi e cambia la fine, perché “non sarò mai soddisfatta del finale”.
“The Last Draft”, ossia l’ultima fase di revisione, stavolta dopo aver firmato il contratto con la casa editrice. Aggiunge altre pagine, arrivando a circa 400 pagine (105,000 parole). Descrive maggiormente Chicago e cambia alcune dinamiche sociali tra i personaggi. Le domande alla base di questi cambiamenti sono: se gli Intrepidi sono così brutali, perché Tris vuole stare tra loro? Non è abbastanza coraggiosa da decidere di essere una Esclusa, se la vita da Intrepida è così brutta?
Nuove scene e interazioni partono da queste riflessioni: la ziplining scene, quella sulla ruota panoramica, ma anche quelle con Uriah, Lynn e Marlene. Sentiva, infatti, il bisogno di mostrare come gli Intrepidi avevano dentro di sé sia il “buono” che il “cattivo” e che era cambiata con il passare del tempo (e a causa di certi soggetti).
Si tratta, in fondo, di un bel percorso, che riesce anche a spiegare le dinamiche di certe scene che scopriamo poi nel libro.
La serie di Divergent
“Divergent” è, però, solo il primo libro di una trilogia: il secondo libro è “Insurgent”, il terzo (da poco uscito anche in italiano) è “Allegiant”. Una trilogia che è arricchita dalla presenza di alcune short stories, che riguardano il personaggio di Four ed hanno il suo punto di vista.
Free Four: Tobias tells the story
Il primo racconto breve pubblicato, che funge da #1.5, essendo una scena di Divergent raccontata dal punto di vista di Four. Contiene inoltre degli estratti da Insurgent, dato che è stata pubblicata subito dopo il primo, mentre erano tutti in attesa del secondo. Non mi risulta che sia stata tradotta in italiano e neanche se vi è una previsione di traduzione. Nell’introduzione Veronica Roth parla di questa “esperienza”: “Parte di ciò che ha reso interessante Four come personaggio, per me, sta in questo muro che lui costruisce tra se stesso e le altre persone. Scrivere dalla sua prospettiva ha significato far cadere quel muro per vedere ciò che si trova dietro di esso, cosa che pensavo sarebbe stata difficile. Stranamente, non lo è stata. Credo di aver passato la maggior parte del tempo nella testa di Four rispetto a quanto immaginavo, anche se ho scritto con la prospettiva di Tris. E per certi versi sapevo come “suonava” e cosa pensava delle cose. La grande sfida è stata scegliere la scena giusta – una che potesse dare la visione interna più interessante per il suo personaggio e le sue relazioni”.
La scena che ha scelto è quella del “lancio dei coltelli” e devo dire che è una di quelle che più preferisco del libro (anche perché dal punto di vista di Four è molto carica di significato e di cose non dette). Oltre a vedere tutti da una prospettiva diversa, compresa Tris, scopriamo di più delle relazioni tra Four ed Eric e di ciò che pensa dell’iniziazione. Viene anche introdotto un personaggio che ritorna più avanti nei racconti brevi, ossia Amar, il suo istruttore.
Un piccolo estratto: “[Riferendosi a Tris] non è bella, quella parola è troppo breve. Non è come le ragazze che ero solito osservare, tutte curve e delicatezza. Lei è piccola ma forte, e i suoi occhi luminosi richiedono attenzione. Guardarla è come svegliarsi.”
Four: A Short Story Collection
Questa, invece, è una vera e propria collezione di racconti, che uscirà per intero solo a Luglio 2014 (il primo, The Transfer, è già uscito, ma gli altri tre, usciranno tutti insieme questa estate).
Probabilmente conterrà anche Free Four, ma di certo è un insieme dei racconti (anche abbastanza lunghi) scritti su Four e dal suo punto di vista. Scopriremo di più su di lui, sulle motivazioni che l’hanno spinto a diventare un Intrepido e sui suoi rapporti con gli altri. Nel primo, The Transfer, si parla appunto del suo passaggio agli Intrepidi e della sua vita da Abnegante. La voce narrante è un sedicenne Tobias, stanco dei soprusi del padre e di quella vita monotona che conduce, che inizia a pensare di allontanarsi da tutta questa “inerzia-Abnegante”, come la chiama lui. Il racconto è un po’ più lungo del precedente e crea di fatto un parallelo con l’inizio di Divergent ed il percorso di Tris in direzione degli Abneganti. Rivediamo Tori, Marcus, Amar, Eric, ma soprattutto scopriamo il momento in cui sceglie il suo soprannome.
Un piccolo estratto: “Il pensiero risale in superficie: Se scegli gli Abneganti, non potrai mai allontanarti da lui.
Spingo la mia testa nel cuscino.
Ma non sono abbastanza forte da resistere a questa inerzia-Abnegante, questa paura che mi spinge giù per il percorso che mio padre ha stabilito per me.”
Film
L’ultimo argomento di questo approfondimento: il film. Come scrivevo sulla pagina FB del blog, i film tratti da libri sono gioie, ma soprattutto dolori. Molto spesso è impossibile far sì che un film rispecchi totalmente il libro da cui è tratto, soprattutto per ovvi motivi stilistici. Ci ho riflettuto molto, anche grazie all’aiuto di mia madre (momento saluto: Ciao Mamma, tanto lo so che leggi!), che mi ha accompagnata a vedere il film. Un libro come Divergent, in cui molto era dato anche dalla non empatia del personaggio, ma anche dalle sue deduzioni e dai suoi pensieri, era oggettivamente difficile da riproporre in toto. Certo, ora, non mi spiego perché abbiano deciso di sconvolgere certe scene: vedete il Visiting Day, che poteva rimanere uguale a se stesso, perché non inseriva o toglieva spazio ad altro; o ancora la caratterizzazione dei personaggi, come Al, che perde molto nella sua “personificazione” cinematografica. Molto, insomma, poteva rimanere uguale al romanzo, d’altronde avrebbero impiegato l’aggiunta di massimo due scene in più. Eppure stavolta voglio essere oggettiva e non mi soffermo al fatto che le differenze sono più delle uguaglianze. Il film forse non è fedele al suo libro, ma rimane ugualmente una buona pellicola. E questo lo dico forse perché ho visto come alla fine, anche chi non conosce la trama e gli eventi del libro, ha saputo cogliere alla perfezione quelle che erano le tematiche principali. Pur modificando molte cose, sono riusciti a trasmettere comunque le sensazioni durante la lettura o anche gli avvenimenti più importanti.
Vorrei fare una ramanzina agli sceneggiatori (e spero davvero che per il prossimo si impegnino di più a non modificare cose importanti), ma vorrei complimentarmi con la maggior parte del cast per la sua performance. Molti attori mi hanno convinta in positivo e tutto sommato poche sono state le delusioni (Will non biondo e l’attore di Al che, mi spiace, ma non mi sembrava lui). Probabilmente sono di parte, ma Theo James è diventato il mio Four, così come l’attrice di Christina era una fedele rappresentazione di come la immaginavo nella mia testa. Capisco che poi certe “percezioni” sono soggettive e probabilmente molto spesso sono date più da un’idea durante la visione del film, che ad un reale collegamento con la “versione” libresca.
C’è da dire che in questi giorni il nervosismo (e la “rabbia”) è andato scemando (soprattutto perché ci ho pensato su) e diciamo che il mio giudizio rimane negativo, se si cerca una trasposizione del libro fedele, mentre è mediamente positivo, se si pensa al film come completamente staccato dalla serie. Resta da vedere cosa faranno nelle prossime trasposizioni (già confermate per i prossimi anni: Insurgent uscirà in questo stesso periodo l’anno prossimo) e soprattutto come gestiranno anche la presenza di alcuni personaggi che non sono apparsi in questo primo film (come Uriah e gli iniziati Intrepidi).
La scorsa settimana avevo posto un quesito più cinematografico che libresco su Four, ossia:
quanti anni ha Tobias nel film?
Ha risposto correttamente Ilaria, dicendo che il bel Four ha 24 anni nella sua versione cinematografica. Come avevo detto, è parecchio ovvio il fatto che abbiano aumentato la sua età: Theo James, colui che lo interpreta nel film, ha 29 anni nella vita reale (e li porta benissimo!).
Si, si e poi ancora si.
Ed ora siamo davvero alla fine, grazie ancora per aver letto tutto quello che ho scritto, aver seguito i miei approfondimenti, ma anche aver partecipato al #PPDivRA. Ovviamente vi rimando al riepilogo finale nel blog della mia fantastica collega Anncleire, su Please Another Book.
P.s. Le immagini (tranne quella del banner del RA e quella della trilogia) e le gif non sono state realizzate da me, le ho trovate tutte attraverso tumblr e in particolare sul blog di Dievrgent.