In questa rubrica, ideata da me e dalla mia collega super fantastica Anncleire di Please Another Book, vi parlerò delle copertine che più mi hanno colpito durante questa settimana, che provengano da Blog Tour, NetGalley o solo dalla mia TBR.
Buon martedì, Petrichors!
Il romanzo di cui vi parlerò oggi è un retelling in chiave fantasy davvero particolare, che prende ispirazione dal mondo del teatro italiano. Inoltre è anche una delle uscite di questo mese, che trovate già disponibile.
I tre indizi sono impero mongolo, indovinelli e Turandot.
Inizio a pensare di essere molto affascinata da volatili e piume in copertina. The Bird and the Blade non fa eccezione nel repertorio di cover che hanno attirato subito la mia attenzione al primo sguardo. Sin dalla tagline si parla di segreti e di indovinelli e già solo per questo lo leggerei. Ma quel tocco sullo sfondo quasi nascosto di un disegno orientale mi ha catturata definitivamente.
Come schiava nel Kipchak Khanate, Jinghua ha perso tutto: la sua casa, la sua famiglia, la sua libertà… fino a quando si ritrova improbabile cospiratrice dietro la fuga del principe Khalaf e del suo irascibile padre dai loro nemici attraverso il vasto impero mongolo. Con avversari su tutti i lati e un viaggio senza fine davanti a loro, Jinghua prepara un piano per usare l’esilio dei Kipchak a suo favore e tornare a casa, un piano che diventa sempre più teso mentre i suoi sentimenti per Khalaf si trasformano in un amore senza speranza.
Le prospettive già rischiose di Jinghua prendono una piega negativa quando Khalaf cerca di ripristinare il suo regno stringendo un’alleanza matrimoniale con Turandokht, la figlia del Gran Khan. Tanto bella quanto astuta, Turandokht richiede a tutti i potenziali pretendenti di risolvere tre indovinelli impossibili per vincere la sua mano – e se falliscono, moriranno.
Jinghua ha mantenuto i suoi consigli, ma con il regno di Khalaf – e la sua stessa vita – in prima linea, deve riconciliare la dura verità del suo passato con il suo amore per un ragazzo che non ha idea di cosa lei sia capace… anche se significa perderlo per la ragazza che presto gli avrebbe preso la vita piuttosto che il cuore.
Se la storia non vi suona nuova, sappiate che questo standalone è in realtà un rielaborazione della Turandot, fiaba teatrale di Carlo Gozzi poi opera di Puccini. Adoro quando generi e storie all’apparenza lontane possono essere riscritte in una chiave diversa. Quindi ci aspettano amori impossibili, indovinelli difficili e la sorte di una amore nato sotto una cattiva stella.
Che ne dite? Vi piace?
Che ne dite? Vi piace?
Non dimenticate di visitare il blog della mia carissima Anncleire con le copertine che l’hanno colpita di più.